A volte i romanzi di fantascienza prendono strade
inaspettate, si inerpicano per territori sconosciuti, battono sentieri non
tracciati. Gaia di Massimo Bruno Antinori è una di queste opere. Un mix che riesce
a trasportare il lettore in un universo fantastico in cui archeologia,
mitologia e spazi ultraterreni si susseguono senza soluzione di continuità.
In
occasione dell'uscita cartacea del romanzo (uscito lo scorso dicembre nel
formato e-book) abbiamo chiesto all'autore di svelarci, oltre al mistero
dell'origine di Gaia, alcune indiscrezioni sul suo stile e le sue passioni.
Raramente
capita di imbattersi in un romanzo così stratificato come "Gaia", in
cui echi diversi e suggestioni - in apparenza - inconciliabili, alla fine
riescono a trovare miracolosamente un punto d'intersezione. Puoi spiegarci come
nasce l'idea di un lavoro così complesso, ma al tempo stesso estremamente
appassionante?
L'idea
di scrivere un libro mi è venuta durante un viaggio in treno che mi riportava a
casa dal lavoro e difatti anche il prologo del libro incomincia nello stesso
modo.
Vedevo
le persone sedersi al loro posto e poi scendere dal treno quando raggiungevano
la loro fermata chiedendomi quale fosse la loro vita una volta lontani dal mio
sguardo. Da qui l'idea un po' "pirandelliana" che i miei compagni di
viaggio fossero solo delle comparse nella mia vita che una volta allontanate da
me, perdessero consistenza come delle sagome di cartone e mi sono chiesto cosa
fossi io per loro. Da questa domanda è nato il personaggio di Pat che
letteralmente si è dissolto durante il suo ultimo viaggio verso casa. A questo
punto bisognava trovare una destinazione al povero Pat e quale destinazione
migliore del paradiso terrestre di Adamo ed Eva? Da questo punto ho cominciato
a creare una trama consistente che spiegasse questo singolo avvenimento
iniziale usando come ingredienti la storia antica di cui sono appassionato,
alcune parti del vecchio testamento riadattate alla situazione e la vita di
tutto i giorni, non tralasciando la mitologia. Una bella mescolata e la storia
è fatta.
Il
Big Bang, le antiche gesta di Alessandro Magno, l'Afghanistan dei nostri
giorni, lo spazio siderale e la compenetrazione di più dimensioni: da dove
viene l'ispirazione di un tale coacervo di suggestioni?
Gaia
nasce dall'osservazione della natura e dei misteri che si celano dietro ad
essa. La mia curiosità anche per le piccole cose mi ha permesso di pormi delle
domande e, dove non trovavo una risposta soddisfacente, la mia fantasia ha
fatto il resto. Mi piace pensare che questa storia, nonostante sia stata
correttamente definita come un'opera "fantasy" o
"fantascientifica", abbia molto a che fare con la
"filosofia" e, non a caso, uno dei personaggi "presi in prestito"
dalla storia ufficiale è proprio Aristotele che su questo argomento ha avuto
qualcosa di importante da dire.
Dare
una risposta alle grandi domande che la nostra vita ci pone, seppur in modo
fantasioso, è stata la sfida che mi sono posto sin dall'inizio ad incominciare
dall'universo e la sua origine, continuando con la religione e gli influssi che
ha avuto sulle civiltà, per finire con il nostro ruolo, e per nostro intendo
quello dell'umanità, nell'insieme delle cose.
L'idea
iniziale che mi ha permesso di mettere le basi dell'universo di Gaia, mi è
venuta guardando uno stagno e immaginando la vita che esso contiene.
Guardandolo mi sono chiesto: "Cos'è questo stagno, se non un infinito
universo per le microscopiche creature che vivono al suo interno? E non siamo
anche noi delle microscopiche creature nei confronti del nostro universo che
riteniamo infinito?"
Da
questo momento, Pat, il primo personaggio inventato, ha trovato la sua
destinazione dopo la scomparsa dal treno.
Avendo
deciso di parlare dell'universo, mi è sembrato un passo obbligato parlare del
Big Bang come l'inizio di un qualcosa da cui è derivato tutto quello che
conosciamo. Partendo poi dal fantasioso presupposto che il nostro universo sia
solo uno "stagno" appartenente ad un mondo e ad un universo
immensamente più grande, è stato facile immaginarsi degli esseri superiori,
almeno per dimensioni e farli interagire con la nostra storia prendendo in
prestito da essa alcuni dei personaggi che più hanno stimolato la mia fantasia
durante le mie letture scolastiche e non.
Tra le righe si evidenzia che il tuo modo di scrivere non è
animato solo da una grande fantasia e da un'incredibile inventiva, ma da studi
approfonditi su tematiche "per addetti ai lavori" .quali sono stati i
tuoi trascorsi scolastici?
Questo
è forse il più grande mistero di tutti visto che i miei trascorsi scolastici
sono stati tutti incentrati sull'informatica come del resto anche il mio lavoro
attuale. Forse proprio il forte bisogno di fuggire dalla ferrea logica del
"bit" è stata la molla che ha fatto scattare in me il bisogno di
rifugiarmi nell'immaginazione. Di certo, un forte contributo, l'hanno dato le
centinaia di libri che riempiono la mia libreria.
In
molti passaggi si ha l'impressione di leggere una sceneggiatura cinematografica,
tanto sono precise e dettagliate le dinamiche psicologiche che intercorrono tra
i personaggi e le ambientazioni che fanno da cornice all'opera. Sbaglio o la
settima arte è una delle tue passioni viscerali?
Di
certo il cinema è stato ed è tutt'ora una delle mie passioni, ma credo che il
maggior contributo l'abbiano dato i fumetti di cui sono un accanito lettore. Ho
sempre ammirato l'abilità di alcuni sceneggiatori delle "nuvole
parlanti" di dettagliare la psicologia e le caratteristiche dei loro
personaggi avendo a disposizione solo poche tavole per albo. Inoltre, molti
sceneggiatori e disegnatori, danno spesso alle loro storie un taglio
cinematografico per cui possiamo dire che tutti e tre i mondi sono estremamente
collegati tra loro.
Quali
sono gli autori (se ce ne sono) che hanno maggiormente influenzato il tuo modo
di scrivere?
Sicuramente
l'autore che più ha influenzato il mio modo di scrivere è Valerio Massimo
Manfredi di cui ammiro soprattutto la facilità con cui rende la
"Storia" godibile come il miglior romanzo d'azione. Ma anche autori
come Asimov, King e soprattutto Gaarder Jostein hanno arricchito il mio
bagaglio di scrittore in erba, con una strizzata d'occhio anche al mondo
sudamericano di Isabel Allende e Gabriel Garcia Marquez.
Dopo
aver partorito un'opera così "monumentale" ti stai prendendo una
pausa o sei già al lavoro su altri progetti letterari?
Dopo
aver concluso Gaia, ho avuto subito chiaro in mente che il mondo che avevo
creato, apriva la strada a tantissime storie che, partendo da quella base,
avrebbero potuto essere un seguito naturale al primo romanzo, ma ho preferito
cimentarmi nello scrivere alcune storie brevi di genere diverso poi, qualche
mese fa, vedendo che Gaia veniva "scaricato" più volte di quanto mi
sarei aspettato, ho ripreso in mano "la penna" e ho incominciato a
scrivere il seguito. Devo dire
che la storia che ho pensato mi riempie di soddisfazione. Il risultato è stata la sua pubblicazione nel 2016. Un romanzo in cui proseguono le vicende iniziate con Gaia, ma completamente diverso nello stile.